27/08/19

'Il diario della mia scomparsa' di Hideo Azuma

Una lettura difficile, ma istruttiva e toccante.



Non sono riuscita a leggere 'Il diario della mia scomparsa' ( Shissou Nikki - 失踪日記 ) tutto d'un fiato, mi sono servite un paio di pause.Temevo di non arrivare alla fine perché nonostante il suo umorismo le tematiche erano tristi. Ma alla fine l'ho trovato un manga istruttivo.
Pollon e NanakoSOS con i loro anime sono personaggi che hanno un posto speciale nei miei ricordi di bambina e ragazzina, ho letto anche i manga, e non sapevo della sua esperienza da senzatetto. Proprio per l'affetto che avevo per l'autore, quando ho saputo che la J-pop avrebbe pubblicato quest'opera ho deciso che l'avrei letto.
Va detto che non tutti i mangaka reagiscono alla pressione lavorativa come Azuma sensei sicuramente, ma capisco che se si è autocritici e non si vuole finire per copiare se stessi è facile star male e cadere vittime di dipendenza. Nel suo caso la dipendenza dall'alcol.
La sua autoironia rende meno pesante leggere il racconto, ma ci sono stati dei passaggi decisamente molto descrittivi ( specialmente sulla sua esperienza come operaio durante la "seconda scomparsa" ) che hanno rallentato la mia lettura e molti più toccanti di altri che mi hanno rattristato talmente tanto da trovare difficile andare avanti.
Uno su tutti, quando lo legano al letto ad esempio.La sua paura.Insieme a quella che ha provato quando era trattenuto dai poliziotti.
Giorni fa alla radio ho ascoltato Peppe Dell'Acqua , psichiatra che si batte contro la contenzione come metodo per trattare i malati, nel suo caso pone l'accento sui malati mentali, sostenendo che con adeguata presenza umana si possa gestire il malato in altro modo.Le sue parole mi sono rimaste impresse.E quando ho letto le tavole di Azuma sensei sul suo ricovero per alcolismo quando viene tenuto in contenzione ci ho ripensato perchè è una testimonianza di quel che prova chi si trova in quella condizione: PAURA.
Comunque, dopo essersi disintossicato, nonostante il suo ideale pare sia rimasto quello di non far nulla, bere e leggere e ha trovato aspetti positivi nel vagabondare come un senzatetto, il sensei ha continuato a lavorare perché è quello che gli riesce meglio di fare e vuole mantenere la sua famiglia.
E ha imparato che GIUDICARSI TROPPO SEVERAMENTE FA MALE.
Anche solo per questo messaggio il manga vale la pena di essere letto secondo me.
Lo dico da persona che sta imparando da poco a non giudicarsi troppo e male!
Il male di vivere ( ne parlo per esperienza, ma non entro in dettagli ) viene anche dalle aspettative altrui, ma soprattutto da quelle che creiamo noi. E dal non sapere accettare la realtà o non saper cogliere l'opportunità e con coraggio cambiarla. La frustrazione e la visione negativa di noi stessi ci porta tensione che è come una droga per il cervello e la alimentiamo , ma è stressante e nei casi più gravi, secondo quanto si è sensibili, allora dormire o fuggire sono delle modalità per sopravvivere. Si vuole mettere tutto in stand-by, sparire in una dimensione che tenga fuori tutto quello che non va. Azuma senza accorgersene ha trovato l'alcol come fuga e poi ha finito per lasciare anche casa e lavoro da mangaka. Per la famiglia del sensei deve essere stata molto dura vederlo sparire di colpo e rimanere soli, anche se lui non poteva essere un padre e un marito molto presente.
Ha toccato il fondo, ma è risalito. Questo è l'importante. E il suo senso dell' umorismo ne è uscito indenne. E ci ha lasciato i suoi manga-diari!;)


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